Alla scoperta delle misteriose Statue Stele: ecco il Castello del Piagnaro

Non facile trovare un territorio rappresentato da un reperto archeologico come lo la Lunigiana. Ti incammini con la macchina in direzione Pontremoli e, strada facendo, la presenza delle Statue Stele inizia gi a farsi sentire. Le trovi rappresentate un po ovunque: sulle etichette del miele (che qui un prodotto tipico), sulle insegne delle pizzerie, sotto forma di una miriade di loghi stilizzati per promuovere prodotti culturali e commerciali.

Per vederle occorre salire fin sul Castello del Piagnaro, unimponente fortificazione arroccata sulla collina che domina il lato nord del borgo di Pontremoli, contesa nei secoli da re, imperatori e condottieri per laltissimo valore strategico di vedetta sulla valle del fiume Magra.

qui, in unala antica del castello, che abita il popolo delle Statue Stele. Ad ospitarlo il Museo delle Statue Stele Lunigianesi Augusto Cesare Ambrosi che, restaurato e ampliato circa tre anni fa, oggi un fiore allocchiello della megalitica europea, sia per il valore delle opere contenute sia per il prestigioso allestimento firmato da un maestro dellarchitettura come Guido Canali che, per primo, ha deciso di raccontare le Stele in maniera inedita e suggestiva, presentandole attraverso una luce radente, perfettamente calibrata, che le fa apparire quasi sospese nellaria, in una dimensione ieratica e sacrale in grado di rievocare le loro antiche e, per certi versi, ancora oscure origini. Il museo disposto su tre piani accessibili anche a persone con disabilit ed intervallato da numerosi video che fanno da guida allo spettatore, conducendolo passo dopo passo alla scoperta di queste statue realizzate tra let del rame e quella del ferro, capaci per di parlarci con un linguaggio sorprendentemente contemporaneo.

A raccontarci la storia delle Stele Angelo Ghiretti, direttore del museo e archeologo del territorio, recentemente a capo di una missione scientifica alla Sella del Valoria (poco distante dal vecchio passo della Cisa) che ha portato allindividuazione di un antico punto di valico di et romana presso cui i viandanti lasciavano offerte alle divinit. Di Stele qui racconta mentre visitiamo il museo se ne possono incontrare una quarantina, tutte suddivise in categorie (A, B o C) in base allo stile e alla datazione. Si tratta di un numero importante, specie se si pensa che dal 1827 (quando fu scoperta la prima Stele di Zignago) a oggi i reperti ritrovati in Lunigiana ammontano in tutto a ottantadue. Il merito, bisogna ricordarlo, va alla lungimiranza del professor Ambrosi, alla cui memoria il museo giustamente titolato. Fu lui, infatti, a trasformare le Stele in simbolo identitario della Lunigiana raggruppandole al Piagnaro nel 1975 e dando il via al lungo percorso di lavori di restauro del castello. Dalla bella Casola, una stele maschile con pugnale scoperta in una scarpata negli anni 60, al suggestivo Gruppo di Groppoli composto da otto stele ritrovate in rapida sequenza nel dicembre del 2000, il percorso espositivo accattivante e ricco di spunti di riflessione. Dopo il nuovo allestimento spiega Ghiretti abbiamo raggiunto i 16.500 visitatori paganti, escluse le scuole. Si tratta di una cifra importante ma siamo ancora sotto le potenzialit: puntiamo a 20.000. Ma cos che affascina cos tanto delle Stele? Oltre ad essere testimonianze importanti per comprendere la vita delle popolazioni preistoriche in Lunigiana, le Stele sono da sempre avvolte da unaura di indubbia suggestione. Gli interrogativi da sciogliere riguardo le Stele sono ancora molti chiarisce Ghiretti e riguardano soprattutto il loro significato. Qual il motivo per cui sono state realizzate? Che tipo di cerimonie vi venivano praticate davanti? Avevano un significato funerario o sacrale? Purtroppo attualmente abbiamo solo degli indizi.

Il problema maggiore, infatti, legato al fatto che le Stele sono state quasi tutte rinvenute al di fuori del loro contesto originario. Non dunque facile ricostruire il significato e la funzione che questi monumenti potevano assumere nellambito della civilt che li ha prodotti