Il contesto culturale
Le statue stele in Italia e in Europa
In generale il fenomeno delle statue stele abbraccia un periodo che va dalla fine del IV-inizi III millennio a.C. e giunge in certi casi fino all'età del Ferro.
A questo lungo periodo di tempo possono essere attribuite più di 700 statue stele, distribuite su una vasta area dell'Europa comprendente anche l'Italia. Essa si estende a nord del mar Nero, dal Caucaso alla Bulgaria (30 nel Caucaso, una cinquantina localizzate in Crimea ed in Moldavia, 170 circa in Ucraina, 40 in Bulgaria, una sessantina in Romania), per poi apparire in Ungheria e in tutto l'arco alpino italiano e svizzero, dove sono state riconosciute finora quasi 150 statue stele. Vengono invece dalla Germania solo una decina di statue stele che costituiscono probabilmente un attardamento culturale.
Una notevole concentrazione si può notare nell'area centro-mediterranea dove, oltre alle 63 della Lunigiana, si conoscono circa settanta statue stele in Corsica e in Sardegna e una trentina in Puglia. Isolato rimane l'esempio di Vado all'Arancio (Massa Marittima).
Un altro gruppo consistente è localizzato nella Francia meridionale (177 statue stele), mentre nel bacino Parigino sono presenti solo 8 statue stele ed in Bretagna 21.
Nella Penisola Iberica vi sono circa un centinaio di statue stele concentrate nella parte centro orientale e nel Portogallo che, essendo molto diverse fra di loro, testimoniano la presenza di un complesso intreccio di influssi culturali che ha investito la regione.
Un numero esiguo proviene dalla Grecia (una da Soufli Magoula in Tessaglia, alcune dall'isola di Taso), quattro dall'Anatolia, una decina dalla Siria e dall'Irak, un solo frammento di statua stele, per il momento, è stato rinvenuto a Malta.
E' possibile suddividere i monumenti in quattro gruppi principali: orientale, alpino, occidentale e del Mediterraneo centrale.
Al gruppo orientale appartengono le statue stele trovate nell'Europa orientale ed in Asia Minore: nell'area balcanico-pontica, greco-anatolica, Siria e Irak. La maggior parte sembra maschile in quanto sono assenti i seni. Risulta ben rappresentata la figura umana, con indicazione della testa, del volto, delle braccia, talvolta delle gambe e di elementi anatomici del volto e del tronco. Sono raffigurate armi come l'ascia e l'arco con le frecce, cinture, collane, figure di animali.
Solo per le statue balcanico-pontiche è possibile proporre una datazione, in quanto sono state ritrovate in diretta associazione con sepolture appartenenti a culture del Calcolitico antico e medio (fine Neolitico-inizi Eneolitico), caratterizzate da un tipo di vita nomade, pastorale, da abitati posti su alture (in genere fortificati) e dalla domesticazione del cavallo, spesso sepolto nelle tombe.
In Russia meridionale (Kazakistan) e in Romania sono presenti alcune statue stele databili all'età del Ferro, tra il VII e il V sec.a.C.
Nel gruppo alpino possono essere distinte due aree principali: una orientale - Sion, Aosta, Lunigiana, Provenza - una occidentale - Valcamonica, Valtellina, Trentino-Alto Adige.
Nella prima area, se si esclude il gruppo lunigianese, sono state rinvenute statue stele di tipo lastriforme, in cui l'aspetto antropomorfo è sempre chiaramente evidenziato con la rappresentazione della testa (attraverso la forma della pietra o elementi anatomici incisi), delle braccia, a volte perfino della fascia clavicolare. Gli attributi sono pugnali, arco e frecce, collane e cinture, pendagli ad occhiale nel gruppo Aosta-Sion; pugnali, asce, giavellotti, collane e cinture in Lunigiana.
Una distinzione deve essere operata, all'interno di questa prima area geografica, per le statue stele provenzali, in quanto le dimensioni sono molto ridotte (cm 20-40 di altezza) ed i motivi iconografici si limitano alla rappresentazione del volto spesso decorato con motivi geometrici.
Nell'area centro-alpina l'iconografia è più ricca e comprende armi, oggetti ornamentali, simboli, animali, elementi di vestiario come scialli e veli. In questo gruppo, però, l'aspetto antropomorfo non è mai indicato anatomicamente (Valcamonica), ma è semplicemente suggerito o evocato dalla disposizione degli attributi e dei simboli (Valtellina). Non sono mai delineate ad esempio le braccia, i tratti del volto o altri elementi anatomici. Solo le statue stele recentemente ritrovate ad Arco (Trento) e quella di Revò (Valle di Non) presentano un volto a forma di "T".
Sono gli attributi, quindi, ed in particolare le armi, ad assumere maggiore importanza rispetto al carattere antropomorfo delle statue stele, in quanto esprimono, con la loro ripetitività e precisa disposizione sulle superfici delle pietre, una complessa ideologia che acquista maggior valore in relazione ad una progressiva schematizzazione dei simboli espressi.
Per la cronologia abbiamo associazioni con rinvenimenti archeologici solo per le statue stele provenzali datate alla cultura denominata dello Chassey (tardo Neolitico), per quelle di Aosta associate ad elementi culturali di epoca eneolitica e campaniforme e per quelle di Sion collegate alla cultura di Saone Rhone (eneolitica) e Campaniforme.
Per le altre statue stele sono gli attributi raffigurati sui monumenti che permettono di proporre una cronologia indicativa che comunque confermano, nella maggior parte dei casi, una datazione all'Eneolitico-Bronzo antico.
Nel gruppo lunigianese la tradizione si perpetua fino all'età del Ferro (VII-VI sec.a.C.).
Nel gruppo occidentale si distinguono due aree.
Nella prima area sono comprese la Bassa Linguadoca, Rouergue, Bacino Parigino, Bretagna in Francia. In questi monumenti sono sempre indicati elementi anatomici precisi: viso, braccia, gambe, talvolta mani e piedi, scapole, in certi casi il seno. Diversi sono gli attributi: collane, armi (ascia, pugnale, arco con frecce), cinture, baltei. Negli esemplari maggiormente elaborati vengono riprodotti i panneggi verticali degli abiti.
Solo alcune statue stele della Linguadoca hanno precisi riferimenti con contesti archeologici: esse provengono sia da contesti di tipo funerario che abitativo riconducibili a culture eneolitiche (Ferrières e Fontbouisse).
Alcuni attributi raffigurati su questi monumenti, inoltre, sono stati rinvenuti in dolmen e in grotte sepolcrali databili fra il Neolitico finale e l'Eneolitico che sembra evolvere localmente fino all'inizio dell'età del Bronzo.
Anche le rappresentazioni di statue stele incise sulle pareti degli ipogei o sui pilastri dei dolmen sono state datate, come gli ipogei e i dolmen stessi, all'età del Rame.
La seconda area è compresa nella Penisola Iberica. Essa ha restituito molte rappresentazioni antropomorfe, includendo anche idoli ed incisioni rupestri, ma solo un numero esiguo di statue stele concentrate soprattutto nella parte sud-occidentale di Spagna e Portogallo, in prevalenza vicino alle coste, prive tutte di un contesto archeologico. E' inoltre assente, sia in Spagna che in Portogallo, un gruppo omogeneo di statue stele, ma queste trovano comunque affinità con altri gruppi, soprattutto con le statue stele provenzali e con gli idoli della Sardegna e del Vicino Oriente. Evidenti risultano anche gli influssi provenienti dall'arte schematica iberica.
Per i suddetti confronti è possibile proporre una datazione che va dal Neolitico finale-inizi Eneolitico all'età del Bronzo iniziale. Vi sono anche statue stele databili all'età del ferro, VII-VI sec. a.C., per la presenza di armi caratteristiche di questo periodo.
Nell'area del Mediterraneo centrale, gruppi di statue stele sono stati rinvenuti in Puglia, Sardegna e Corsica. In Puglia, a Castelluccio dei Sauri (Foggia), sono state scoperte una trentina di statue stele, che presentano nel complesso caratteristiche formali omogenee, riconducibili a medesimi canoni espressivi. Possono essere distinti due tipi, uno femminile, caratterizzato dalla rappresentazione dei seni e di un motivo a solchi paralleli, ed uno armato (o maschile) con pugnale a profilo triangolare, inserito nel fodero e sorretto da un sistema più o meno complesso di cintura a bandoliera.
In Sardegna sono state rinvenute finora una trentina di statue stele, oltre a 40 frammenti non ben classificabili. Alcune presentano i seni; altre un pugnale con due lame triangolari a margini convessi, spesso associato ad un motivo antropomorfo rovesciato che presenta la testa circolare e il corpo a tridente; altre ancora sono state considerate come asessuate per l'assenza di qualsiasi attributo caratteristico.
Gli scavi archeologici hanno permesso di proporre una datazione, per le statue stele pugliesi all'età del Rame e all'età del Ferro (con il complesso di statue stele del Foggiano), per la Sardegna all'Eneolitico - Bronzo antico per l'associazione con i monumenti funerari vicino ai quali sono state ritrovate o nei quali furono riutilizzate.
Le statue stele della Corsica, in base ai confronti degli attributi raffigurati, sono da riferire ad un lungo periodo che va dall'Eneolitico fino all'inizio dell'età del Ferro.
Si possono infine ricordare altri fenomeni dell'età del Ferro anche se di interpretazione più problematica. In molte parti dell'Italia centro-settentrionale, ad esempio, si afferma tra la fine dell'VIII e la fine del VI sec.a.C. una generale tendenza alla realizzazione di monumenti antropomorfi, che possono tuttavia assumere una diversa tipologia, che prevede la statua stele anche a tutto tondo, la stele rettangolare con decorazione incisa, la stele corniciata, decorata a incisione o a rilievo. Monumenti di questo tipo appaiono in Etruria (soprattutto nell'Etruria settentrionale), nella pianura padana (in particolare a Bologna), ma anche sulle coste dell'Adriatico, a Rimini e nel Piceno, come anche nel Veneto (a Padova).

